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IL RITORNO DI FRANCESCO MONETI: NASCE IL PROGETTO MOUSETRAP

In fondo c’era da aspettarselo.In fin dei conti abbiamo suonato, anzi stiamo suonando insieme “solo” dal 1992. Prima la formazione della CASA DEL VENTO, poi sei anni insieme con i MODENA CITY RAMBLERS in giro per i palchi letteralmente in ogni parte del mondo: Italia piu’ volte, Europa, Sudafrica, Cuba, Marocco.

Tutto questo alla lunga lascia il segno. Lascia di sicuro un’amicizia di quelle importanti, che resistono al tempo, alla lontananza, a qualsiasi cosa. E produce una sintonia particolare, produce quell’intesa quando basta un’occhiata e ci si siamo capiti ancora prima di cominciare. Se poi si suona insieme, si sente eccome.

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Io e Fry Moneti  non ne vogliamo sapere di mollare. Nonostante le nostre strade si siano divise nel 2002, quando decisi che coi Modena avevo dato tutto, siamo sempre rimasti in contatto, ed ogni volta che e’ stato possibile siamo saliti insieme sul palco, in contesti diversi e variegati, accomunati sempre da noi due a suonare e sorridere insieme. Fino all’estate 2015, in cui  organizzai ad Arezzo la presentazione del mio nuovo cd e chiamai Francesco, insolitamente a casa dei suoi nonostante fosse luglio e i Modena fossero ovviamente in giro. Prove? una. Soundcheck? mezz’ora. Ma la solita intesa per cui bastano due parole scambiate all’inizio e Francesco diventa a tutti gli effetti il sesto membro del gruppo. Da qui la decisione di provare anche quel repertorio in trio: si aggiunge la solita, affidabile chitarra di Fabio Roveri e voila’, il gioco e’ fatto. Una nuova formazione e’ nata, tre amici che suonano a memoria senza perdere la spontaneita’. Brani originali, battute, racconti di storie vissute. Una serata imperdibile. In nome della buona musica e dell’amicizia.

Il progetto, dopo ampia e serenissima discussione (sic) è stato denominato MOUSETRAP, chi ci conosce sa perchè, ed esordirà (si fa per dire) domenica 18 dicembre a SOCI (AR), all’Auditorium Berretta Rossa, ore 21

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AUTUNNO 2016

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Ciao a tutti,

dopo una intensa stagione estiva arriva l’autunno con una novità importante: l’uscita dell’album de I DINOSAURI, progetto creato dai miei ex colleghi CISCO, ALBERTO COTTICA e GIOVANNI RUBBIANI, con i quali ho condiviso anni ed esperienze bellissimi in seno ai MODENA CITY RAMBLERS qualche decina d’anni fa (sic).

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L’album uscirà il 28 ottobre, dopo la buona riuscita del progetto crowdfunding attraverso la piattaforma BECROWDY,  e l’uscita verrà celebrata con un paio di giornate live  a CARPI presso quel KALINKA che vide, più di vent’anni fa, la nascita proprio del progetto MCR.

Il trio, corredato dalla presenza del sottoscritto, suonerà sabato 29 ottobre alla sera e domenica 30 ottobre alle ore 15 per tutti coloro che hanno supportato il progetto aderendo al crowdfunding proprio nel locale carpigiano, in attesa del tour che avrà luogo tra Febbraio e Marzo 2017. A breve comunicheremo le date.

Subito dopo sarò presente a PERUGIA, per la precisione il 12 novembre, per partecipare al FESTIVAL DELLE ZAMPOGNE PER AMATRICE. La città umbra ospiterà una particolare edizione di questo festival, che si tiene normalmente la prima settimana di agosto (quest’anno ci sono stato anch’io, solo due settimane prima del tragico terremoto che ha distrutto il paese). Molto ricco il programma nell’arco delle due giornate (11 e 12 novembre), io suonerò con diversi amici: RAFFAELLO SIMEONI, GIUSEPPE MOFFA, GABRIELE RUSSO, GOFFREDO DEGLI ESPOSTI, per sostenere quel posto e quella gente.

Ci vediamo in giro.

Massimo

CISCO, GIOVANNI, ALBERTO, KABA…E MASSIMO! IL RITORNO DEI DINOSAURI

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Qualche mese fa ricevetti una telefonata da Cisco Bellotti, vecchio compagno di lungo corso. Ci sentiamo spesso con lui. Dopo gli usuali convenevoli, Cisco se ne esce con un notizia: ci siamo sentiti con Giovanni Rubbiani e Alberto Cottica (come saprete anche loro membri fondatori del nucleo storico dei Modena City Ramblers), e stiamo pensando di fare un nuovo album. Che ne diresti di unirti a noi?

Ohibo’.

Proposta importante, pensai. Il nucleo originario – o buona parte – dei Modena che si riunisce per dare alla luce un nuovo cd. Suggestione notevole, pensai. Ma il materiale? Com’e’, di cosa si parla, come lo facciamo? Inizio’ un mini dibattito via mail (e questo e’ stato un vantaggio, al posto delle interminabili riunioni di una volta) che incluse subito Kaba Cavazzuti, batterista e produttore dei primissimi Modena. Tutti piano piano convenimmo che il disco doveva essere folk, dimensione raccolta, strumenti belli in evidenza per un suono ricco e nitido a sostenere la voce di Cisco.

Mi piace.

E allora si parte! La settimana prossima si comincia un lavoro inaspettato ed importante al tempo stesso, con tutta l’ emozione che una cosa di questa portata puo’suscitare. Lo sapete, sono un fan della nostalgia, quando non diventa depressione. Questa e’ una grande occasione per convincere anche voi!

Tutto il lavoro e’ finanziato da una campagna di crowdfunding che potete trovare e sostenere attraverso il link sottostante

https://www.becrowdy.com/i-dinosauri

Il cd uscira’ in autunno, a Gennaio saremo in tour. Poi chissa’…

RECENSIONE SU ILFONT.IT

UN TOSCANO E L'IRLANDA - copertina primaUn bell’articolo sul libro scritto da LUIGI PAGNOTTA.

http://www.ilfont.it/attualita/nel-cuore-di-massimo-giuntini-ce-un-irlandese-speciale-69150/

ROGER LUCEY – NOW IS THE TIMEROGER LUCEY – NOW IS THE TIME

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Esce in questi giorni un album decisamente particolare tra le mie collaborazioni: si tratta dell’album del cantautore sudafricano ROGER LUCEY, amico di lunga data. Dopo aver combattuto per anni contro il regime sudafricano, denunciandone i crimini dell’apartheid e per questo subendone ritorsioni continue, finalmente Roger riesce a pubblicare un suo album: 15 pezzi che mescolano country, folk, world music, un sacco di musicisti bravissimi ed una produzione davvero ottima, piena della luce che si può vedere solo a quelle latitudini.
Ho partecipato alla registrazione di diversi pezzi, in qualche caso anche alla loro scrittura, suonando uilleann pipes, flauti, bouzouki e perfino la chitarra elettrica: per la precisione in ALL IN THE HEART, WHEN OUR HEARTS WERE ON FIRE, DAYS OF REFLECTION, THE LINE Tralasciando il lato emozionale presente nel risuonare insieme ad un amico dopo quindici anni, mi sono divertito un sacco a mescolare suoni e ritmi irlandesi a colori decisamente diversi, unendo Africa ed Europa insieme alla bellissima voce del mio amico Roger. Devo anche sottolineare che questo disco va a sanare un’ingiustizia pluriennale, rendendo il giusto merito ad un grande artista che non ha mai potuto essere tale per motivi indipendenti dalla propria volontà. Ve lo consiglio vivamente. Qui sotto potete ascoltare alcuni  brani: WHEN OUR HEARTS WERE ON FIRE, ALL IN THE HEART e DAYS OF REFLECTION.

Roger ha ricambiato il favore regalandomi un brano per il mio cd che sta per uscire. Naturalmente ve lo farò sapere.

L’album lo trovate nel sito di Roger www.rogerlucey.co.za e in tutte le piattaforme digitali.

IL NOSTRO MOMENTO

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Si dice da sempre che la musica rock sia la musica giovane, anzi la musica per i giovani. E sì, sono senz’altro per la maggior parte i ragazzi che si ritrovano sotto qualche palco per ballare, cantare, scatenarsi e rimarcare anche fisicamente, oltre che spiritualmente, la loro giovinezza.

Anche i mezzi di comunicazione hanno sempre definito il rock come la musica giovane; io stesso ho avuto ampiamente modo di verificare quanto sopra durante la mia lunga permanenza nei Modena City Ramblers: l’85% del pubblico era – ed è ancora – composto da giovani e giovanissimi.

Poi però, come sempre, esistono delle eccezioni. Esistono cioè dei momenti in cui la musica – anche quella rock –  è destinata a persone meno giovani, scatenando inevitabilmente un’ondata di emozioni variegate e fortissime,  pari a quelle vissute da persone più giovani e ristabilendo un ordine democratico e paritario tra le diverse generazioni. Il 27 luglio 2014 io ho assistito ad uno di questi momenti, e per la prima volta mi sono trovato dall’altra parte della barricata, ossia tra i cosiddetti matusa.

L’evento si è verificato a Cortona (AR), splendida città etrusca adagiata sulle colline della Valdichiana, nell’ambito del Mix Festival 2014; protagonista dell’evento uno dei mostri sacri della musica rock progressive, il chitarrista STEVE HACKETT, che accompagnato da un gruppo di musicisti si è prodotto in una delle serate tecnicamente più potenzialmente pericolose per quanto riguarda la produzione di ferormoni nostalgici liberi nell’organismo umano: suonare la musica dei primi GENESIS! Dalla notte dei tempi il gruppo inglese è stato uno dei più amati della scena prog anni 70, e la dipartita di PETER GABRIEL nel 1974 sostituito da PHIL COLLINS ha scatenato dibattiti infiniti e discussioni intensissime tra i fans: meglio prima o dopo? Qual’è la migliore line up del gruppo? e via discorrendo. Adesso Hackett si presenta in tour con un gruppo di musicisti sconosciuti ai più nell’intento di riprodurre quella magia e quel suono senza i suoi celebratissimi ex colleghi. Salto mortale senza rete, viene da pensare. Ma la curiosità è davvero troppa per mancare.

Arrivo a Cortona nel tardo pomeriggio. L’atmosfera è davvero splendida: oltre ai tantissimi turisti stranieri che abitualmente invadono la città ci sono molte persone dirette al concerto e ai vari appuntamenti che il Festival ha organizzato. Mentre salgo la ripida salita che porta in piazza Signorelli sento delle voci microfonate provenire da dentro una chiesa: metto il naso dentro e vedo ERNESTO ASSANTE e GINO CASTALDO, ossia il gotha del giornalismo musicale italiano, intervistare la segretaria dei BEATLES. Subito mi scappa un sorriso: c’è qualcosa di diverso dal solito, dai soliti concerti. Fatico un attimo a mettere a fuoco di cosa si tratta, e proseguo la mia salita verso la piazza. Arrivo in una piazza piena di gente, dove lo spazio del concerto era già delimitato da transenne che però consentivano ancora un passaggio pedonale. Sento della musica provenire dal palco e mi affaccio: c’è ancora il gruppo sul palco che fa il soundcheck, stanno provando THE RETURN OF THE GIANT HOGWEED. Mi guardo intorno e mi vedo circondato da tanta gente, tutta con un telefono o un tablet in mano intenta a riprendere la scena. Hanno tutti sopra i quarant’anni e soprattutto hanno tutti la medesima espressione: occhi sbarrati e la bocca semiaperta in un sorriso diviso tra sorpresa e felicità estrema. E allora capisco qual’è la cosa diversa rispetto ad altre situazioni che prima mi sfuggiva: siamo tutti vecchietti! Siamo, ovviamente ma non troppo, un pubblico di mezz’età che ha colto l’occasione di sentire della musica meravigliosa dal vivo per la prima volta nella loro vita, suonata non da una cover band ma da uno dei protagonisti originali. Una volta compreso tutto questo, non vedo l’ora che si inizi.

Raggiungo il mio posto a sedere, e mentre aspettiamo nell’impianto suona della musica, in molta della quale spadroneggia una cornamusa irlandese. Segno buono, penso…Alle 21,30 esatte tra l’entusiasmo generale parte l’inconfondibile arpeggio di apertura di DANCE ON A VOLCANO. Il gruppo suona bene, la resa è più che buona, per quanto sia ovviamente impossibile non sentire l’assenza di Gabriel e Collins, ma tutti svolgono il proprio compito con diligenza, attenzione e professionalità. Il suono della Gibson di Hackett troneggia, ora cattivo ora dolcissimo, proprio come in quegli album che abbiamo tutti divorato per anni. In più di un momento la commozione prende il sopravvento: sentire dal vivo THE MUSICAL BOX, DANCING WITH THE MOONLIT KNIGHT o SUPPER’s READY suonata da Hackett in persona non ha prezzo. Mi guardo ancora intorno: ci sono amici, tanti, e persone che non conosco, tutti della mia generazione. Molti di noi hanno gli occhi lucidi, altri cantano, moltissimi sorridono. Ed è lì che mi accorgo che i veri protagonisti della serata siamo noi. E’ la nostra serata. Il nostro momento. Per una sera i ragazzi più giovani passano in secondo piano. Certo, ce n’erano alcuni tra il pubblico, ma quella è la serata della nostra riscossa, la carica degli ultraquarantenni! Siamo di nuovo, per una sera, liberi di cantare, ridere, piangere, godere fisicamente per la cosa più bella che ci sia al mondo: la musica. E che musica: i Genesis in persona! Attenzione: non si tratta solo di nostalgia per quando eravamo giovani e quindi le cose erano per forza migliori. C’è di mezzo, secondo me, anche un discorso musicale trasversale, un pensiero a quando la musica aveva un’importanza diversa nella nostra società. Ed è come sottolineare di nuovo, ricordare che era possibile scrivere qualcosa di bellissimo che non durasse necessariamente tre minuti e mezzo altrimenti le radio non l’avrebbero passata; e visto che ancora oggi gli stessi protagonisti di quella musica sono in giro a suonarla, personalmente voglio credere che sia ancora possibile farlo oggi. Se poi dura cinque minuti anzichè sette pazienza! Finito il concerto, come una volta, tutti a discutere: questo brano è venuto meglio, quello peggio, il bassista bravissimo, ma insomma, a me è piaciuto più il tastierista, certo che Collins e Gabriel…tutto sempre col sorriso di chi ha consumato la sua riscossa. Se mai ce ne fosse bisogno mi rendo conto, sempre di più, del potere della musica.

Quando è buona.

KABILA – YALLAH! (2013)

Esce a metà settembre il terzo episodio della saga KABILA, il gruppo aretino che annovera tra le proprie file il cantante libanese EMAD SHUMAN. Molte sono le novità nel multietnico combo: innanzitutto l’ingresso nella band del chitarrista elettrico GABRIELE “CATO” POLVERINI, già noto per aver creato e condotto il gruppo NOI NATI MALE e del bassista MARCO CHIANUCCI. Grandi acquisti in termini di esperienza e di potenza sonora.

Credo di poter affermare senza tema di smentita che questo sia il loro disco più importante: il gruppo presenta infatti uno stile molto più robusto e personale, dove alle consuete atmosfere mediorientali si fondono influenze che vanno dai PORCUPINE TREE ai nostrani SUBSONICA. Ne esce un gruppo moderno a tutti gli effetti, attento ai suoni del passato , pronto a farsi ascoltare anche dai più giovani grazie a brani come DABKEH , YALLAH o  CONFINI ma anche capace di affrontare atmosfere più acustiche come nel brano DUE STELLE, dove giganteggia la partecipazione del cantante africano GABIN DABIRE’, originario del Burkina Faso ma da anni residente in Toscana. Rimarchevole inotre la cover di SIDUN di FABRIZIO DE ANDRE’ e MAURO PAGANI, riletta in un contesto quasi psichedelico e che vede la partecipazione ai cori del mio amico RAFFAELLO SIMEONI, che peraltro non si è limitato a questo ma ha svolto un gran lavoro di tutor per le voci in tutto il cd. Aggiungete a tutto questo anche la partecipazione di percussionisti palestinesi (SHADY HASBUN ) e di talenti a tutto tondo come CHADI  DALATY alle voci in YALLAH ed otterrete un vero e proprio manifesto del suono moderno applicato al mondo mediorientale. Un disco davvero ottimo, attualissimo ed interessante. i KABILA sono: MIRKO SPERANZI alle tastiere e voce, CRISTIANO ROSSI alle chitarre, oud e saz, MARCO CHIANUCCI al basso, ADRIANO “NANO” CHECCACCI alla batteria, GABRIELE “CATO” POLVERINI alle chitarre elettriche, EMAD SHUMAN alla voce.

Infine segnalo che il giorno 20 settembre 2013 i KABILA presenteranno il cd al Teatro Tenda di Arezzo dalle ore 19,00. Prevista cena con buffet a tema libanese e concerto con gli ospiti presenti nella registrazione, compreso il sottoscritto.Copertina kabila
Esce a metà settembre il terzo episodio della saga KABILA, il gruppo aretino che annovera tra le proprie file il cantante libanese EMAD SHUMAN. Molte sono le novità nel multietnico combo: innanzitutto l’ingresso nella band del chitarrista elettrico GABRIELE “CATO” POLVERINI, già noto per aver creato e condotto il gruppo NOI NATI MALE e del bassista MARCO CHIANUCCI. Grandi acquisti in termini di esperienza e di potenza sonora.

Credo di poter affermare senza tema di smentita che questo sia il loro disco più importante: il gruppo presenta infatti uno stile molto più robusto e personale, dove alle consuete atmosfere mediorientali si fondono influenze che vanno dai PORCUPINE TREE ai nostrani SUBSONICA. Ne esce un gruppo moderno a tutti gli effetti, attento ai suoni del passato , pronto a farsi ascoltare anche dai più giovani grazie a brani come DABKEH , YALLAH o  CONFINI ma anche capace di affrontare atmosfere più acustiche come nel brano DUE STELLE, dove giganteggia la partecipazione del cantante africano GABIN DABIRE’, originario del Burkina Faso ma da anni residente in Toscana. Rimarchevole inotre la cover di SIDUN di FABRIZIO DE ANDRE’ e MAURO PAGANI, riletta in un contesto quasi psichedelico e che vede la partecipazione ai cori del mio amico RAFFAELLO SIMEONI, che peraltro non si è limitato a questo ma ha svolto un gran lavoro di tutor per le voci in tutto il cd. Aggiungete a tutto questo anche la partecipazione di percussionisti palestinesi (SHADY HASBUN ) e di talenti a tutto tondo come CHADI  DALATY alle voci in YALLAH ed otterrete un vero e proprio manifesto del suono moderno applicato al mondo mediorientale. Un disco davvero ottimo, attualissimo ed interessante. i KABILA sono: MIRKO SPERANZI alle tastiere e voce, CRISTIANO ROSSI alle chitarre, oud e saz, MARCO CHIANUCCI al basso, ADRIANO “NANO” CHECCACCI alla batteria, GABRIELE “CATO” POLVERINI alle chitarre elettriche, EMAD SHUMAN alla voce.

Infine segnalo che il giorno 20 settembre 2013 i KABILA presenteranno il cd al Teatro Tenda di Arezzo dalle ore 19,00. Prevista cena con buffet a tema libanese e concerto con gli ospiti presenti nella registrazione, compreso il sottoscritto.

Fenomenologia delle cover bands

Mai piaciute le cover bands, lo ammetto. Quando – ormai una buona quindicina d’anni fa – cominciò a diffondersi questo fenomeno , e i vari cloni di PINK FLOYD, GENESIS e U2,cominciarono a guadagnare consensi e sottrarre palchi a gruppi originali, mi schierai apertamente contro questa tendenza. Del resto vedere una persona comune che la sera si mette una parrucca a caschetto per assomigliare a Paul Mc Cartney, e nondimeno è costretto ad agitare la testa per muoverla allo stesso suo modo mentre emette quegli stessi gridolini che tanto sconvolsero le ragazze degli anni ’60 a me fa ancora sorridere. Ho visto gruppi che riproducevano alla perfezione – questo va detto – i grandi classici di tante formazioni epiche, il che dal punto di vista musicale è tutt’altro che negativo (molto spesso si tratta di musica molto difficile da suonare), ma in molti casi a parer mio si esagera. E fino a quando la cosa si limita a sconfinare un pò nel musical-feticistico, ossia nel cercare lo stesso modello di amplificatore, di chitarra, fabbricata nello stesso anno, le solite corde, il solito piano va ancora bene; penso che sia troppo quando si finisce per coinvolgere un aspetti che con la musica non c’entrano niente: si finisce cioè col calarsi TOTALMENTE nel personaggio interpretato, quasi vivendone la vita al posto della propria, parlando con il suo accento, vestendo come lui, atteggiandosi come lui. Ho visto una volta un gruppo che suonava musica di un gruppo il cui cantante (l’originale) aveva avuto seri problemi alla gola ed il suo clone, cantando, si sforzava proprio come se ce li avesse avuti anche lui! Per non parlare di tutte le cover band di Vasco Rossi che hanno il cantante che parla con accento modenese anche fuori dal palco, pur non essendo di quelle parti. Mah…

Detto questo, nel mese di Aprile mi succede che il mio amico Silvio Trotta mi racconta che sta preparando una serata tutta incentrata sul repertorio di ANGELO BRANDUARDI. La serata si sarebbe tenuta ovviamente al Circolo Aurora di Arezzo. Così, per divertimento. E lì mi soffermato a pensare un attimo…DIVERTIMENTO! Ecco la parola magica! Certe volte perdiamo di vista la principale caratteristica che la musica – come forse la maggior parte delle cose – deve avere: uno si deve divertire nel fare le cose. Perchè così le cose vengono meglio. E allora ha senso anche che uno si vesta come Peter Gabriel negli anni d’oro coi Genesis. Se si diverte,Chissenefrega.

Così, sull’onda dell’entusiasmo, mi sono unito a questi amici per provare anche un’esperienza diversa da tutte quelle praticate negli ultimi 20 anni; il nostro – ormai possiamo così definirlo – mestiere ha fatto sì che i brani venissero leggermente reinterpretati, in modo forse da farci fare quel piccolo scatto tale da riportarci un attimo al di fuori della dimensione di cover band, ma del resto Silvio Trotta non avrebbe mai avuto i capelli di Branduardi neanche alla decima reincarnazione.Il risultato?

Una serata divertentissima, dove ognuno aveva la libertà di fare qualcosa che gli piacesse solo per il gusto di farla. Un sacco di gente contenta che ci ringraziava. Un paio di repliche da fare in estate.

Niente di particolarmente pericoloso, insomma…

PROMISES – Il nuovo cd

A quattro anni di distanza dal precedente EPICA, esce un nuovo cd da solista dal titolo PROMISES, il primo per l’etichetta AI MUSIC dopo la conclusione del sodalizio con la Trentini Editore.

Potremmo definirlo la summa delmio lavoro nel corso degli anni, incluso anche quello svolto con i DUCTIA negli anni passati: musica celtica, energia rock ed introspezione, tutti insieme per ottenere un cd variopinto ed eclettico. Gli stilemi della musica irlandese vengono trattati unitamente ad elementi jazz e rock con basso, batteria e (per la prima volta) pianoforte, così da creare un suono fruibile per tutti, anche per coloro che sono poco pratici di musica celtica. Per tutti gli addetti ai lavori invece una occasione per rinfrescare uno stile consolidato ed alcuni momenti per riflettere.

Il titolo PROMISES è infatti dettato da alcune considerazioni sul ruolo delle promesse nella società di oggi e nelle nostre vite in particolare.  Quanto ne facciamo uso? Siamo in grado di mantenere quello che per una ragione o per l’altra promettiamo? Naturalmente non esiste una risposta uguale per tutti, qualunque sia il genere delle promesse: promesse d’amore, promesse di fede o promesse di carattere pratico; i brani del cd vogliono affrontare e descrivere questi diversi stati d’animo che più o meno tutti abbiamo vissuto e continueremo a vivere.

Il cd PROMISES è disponibile nel sito www.ai-music.it.cover promises

A quattro anni di distanza dal precedente EPICA, esce un nuovo cd da solista dal titolo PROMISES, il primo per l’etichetta AI MUSIC dopo la conclusione del sodalizio con la Trentini Editore.

Potremmo definirlo la summa delmio lavoro nel corso degli anni, incluso anche quello svolto con i DUCTIA negli anni passati: musica celtica, energia rock ed introspezione, tutti insieme per ottenere un cd variopinto ed eclettico. Gli stilemi della musica irlandese vengono trattati unitamente ad elementi jazz e rock con basso, batteria e (per la prima volta) pianoforte, così da creare un suono fruibile per tutti, anche per coloro che sono poco pratici di musica celtica. Per tutti gli addetti ai lavori invece una occasione per rinfrescare uno stile consolidato ed alcuni momenti per riflettere.

Il titolo PROMISES è infatti dettato da alcune considerazioni sul ruolo delle promesse nella società di oggi e nelle nostre vite in particolare.  Quanto ne facciamo uso? Siamo in grado di mantenere quello che per una ragione o per l’altra promettiamo? Naturalmente non esiste una risposta uguale per tutti, qualunque sia il genere delle promesse: promesse d’amore, promesse di fede o promesse di carattere pratico; i brani del cd vogliono affrontare e descrivere questi diversi stati d’animo che più o meno tutti abbiamo vissuto e continueremo a vivere.

Il cd PROMISES è disponibile nel sito www.ai-music.it.

IL VOLO e la COLONNA SONORA

Fin dai primi tentativi di scrittura, praticati ormai una ventina d’anni fa, la mia musica ha assunto le fattezze della colonna sonora: ha, cioè, cercato di evocare  immagini e paesaggi, colori e sensazioni. E per molto tempo mi sono chiesto come poter fare per esaltare questo aspetto della mia musica: con quali immagini, cioè, potrei utilizzarla al meglio. E di nuovo, all’improvviso, la realtà che non ti aspetti mi ha sottoposto una occasione imperdibile.

Dopo numerosi anni ho ritrovato un vecchio amico: si chiama SISTO GHINASSI ed abita a Bibbiena (AR). Qualche anno fa, non vi dirò quanti neanche sotto tortura, suonavamo insieme nella banda del paese ( c’era, fra gli altri, anche suo padre, il grande Elio al bombardino..) e poi ci siamo persi di vista per un sacco di tempo. Quando ci siamo rivisti ho scoperto una sua nuova passione: il volo col paramotore! Con l’aiuto di questo strano marchingegno lui infatti decolla e vola, filmando e fotografando tutto ciò che si trova sotto e di fianco a lui.  La bellezza del posto dove viviamo ha fatto il resto, fornendo ispirazione a go-go con foreste, castelli, corsi d’acqua e antichi borghi. Alla fine Sisto si è deciso a raccogliere tutto questo materiale in un sito: www.paraclick.it.

E’ stato automatico a questo punto tentare di unire la mia musica a qualche video; il risultato lo potete vedere qui di seguito:

http://www.paraclick.it/index.php/film-nellaria/?id=43

Giudicate voi se ne valeva la pena. Io posso solo dire che sono felicissimo di aver ritrovato un amico e che questo amico ha colmato una grande lacuna nel mio percorso artistico. Grazie Sisto!