Archivio mensile 18/02/2011

CASA DEL VENTO – Sessant’anni di resistenza (2004)

Il sessantesimo anniversario della fine della guerra mi offrì l’occasione di lavorare nuovamente con gli amici fraterni della Casa del Vento.Il lavoro era composto da dodici brani su episodi della resistenza in provincia di Arezzo, ed il gruppo optò per una versione più acustica del solito per quanto riguardava il suono.Questo fattore fu determinante per il nostro nuovo sodalizio, che sfociò nella realizzazione di questo cd molto intenso: presenti alcuni estratti vocali raccontati direttamente da partigiani

LA TRESCA – Compagni di strada (2003)

Il primo vero cd del gruppo bolsenese, fatto di storie di paese e di vita autentica, amara ma scanzonata e resa leggera da quella “spallucciata” tipica di una antica saggezza popolare. Devo ammettere che, dopo esperienze molto più terzomondiste con i MCR, un bel tuffo in una dimensione più paesana non mi è dispiaciuto affatto. Tra i brani rimarchevoli la title track,  LO STROLOGO (praticamente Frank Zappa applicato al combat folk), e il brano LEZIONI DI VOLO, ispirato da un racconto di Luigi Pagnotta narrante le vicende di due matti del paese che cercarono a tutti i costi di volare, buttandosi fisicamente da uno strapiombo(?).

RODOLFO MONTUORO – A vision (2004)

Il primo cd dell’etichetta AI-MUSIC e uno dei primi miei lavori da produttore:canzoni figlie dirette della poesia e della poetica di Rodolfo, vero ed autentico poeta dei nostri giorni.Un disco reso estremamente originale dalla vocalità decisamente personale di Rodolfo e tutto pervaso da una luce forte; sentire per credere brani come ULISSE.

LA TRESCA – Me sà mmianno da veda (2001)

Era l’anno 2000 quando  si presentò da me un gruppo di ragazzi che avevano fondato un gruppo a Bolsena, suonavano trad e qualche cover dei Modena. Subito sentii un gruppo affiatatissimo fin da allora, accordato, misurato e preciso. Da lì l’idea: questo è il loro primo cd, comprese le due cover…ed è anche la mia primissima produzione artistica!

LA PRIMA JAM SESSION – Pierre Bensusan

Era il 1993, credo fosse marzo. Dopo circa un anno e mezzo di studio matto e disperatissimo stavo finalmente cominciando a tirare fuori qualche suono dalle mie uilleann pipes; contemporaneamente l’amicizia con Paolo Brasini, direttore artistico del VELVET UNDERGROUND di Castiglion Fiorentino (AR) mi consentiva di vedere da molto vicino artisti di valore assoluto, scambiare con loro opinioni, sentirli dal vivo per cercare di carpirne i segreti. Naturalmente ero davvero inesperto e troppo, troppo timido per propormi come musicista in alcun modo; quindi mi limitavo ad osservare i sound check, andare a cena con gli artisti, parlarci di musica, di come era fatta la vita del musicista ecc. Poi, per scaramanzia, portavo con me anche lo strumento, non si sa mai..

Particolare sintonia scattò col grande chitarrista francese PIERRE BENSUSAN. All’epoca non lo conoscevo, ma l’amico Paolo Brasini mi assicurò che si trattava di uno dei più grandi in assoluto. Ed effettivamente lo fu, grande: un chitarrista eccezionale e davvero molto, molto originale. Inoltre, cosa che fece la differenza, una persona disponibilissima.Parlammo a lungo di tante cose: musica, cibo, politica….tutto molto gradevole. Il concerto fu assolutamente magistrale: Pierre sembrava particolarmente ispirato e non si risparmiò, deliziando il pubblico con prodezze tecniche ma anche grande intensità melodica. Finito il concerto, quando ormai se ne erano andati già tutti, Pierre venne da me e mi disse : ti va di suonare un pezzo con me? Riavutomi dalla sorpresa e dall’emozione, corsi a prendere le uilleann pipes e mi sedetti accanto a lui sul palco. Davanti a quattro o cinque amici miei, più sorpresi anche di me, tra cui LUCA BUSATTI, già presente in questo sito in altri articoli, Pierre mi fece ascoltare una melodia ancora incompiuta, e da lì partì una lunga improvvisazione (circa venti minuti)  per una atmosfera davvero unica e irripetibile. Ricordo ancora perfettamente le facce trasognate di tutti al termine del pezzo: avevo appena visto e provato come si compie la magia della musica, quella vera. Quella serata risultò apportare una spinta decisiva alla mia determinazione nel diventare musicista a tutti gli effetti: troppo preziosi quei momenti per non cercare di viverli tutti!

Non ho più avuto modo di incontrare Pierre da allora, ma approfitto di questo spazio per mandargli questo messaggio, che gli devo praticamente da allora: GRAZIE.2013-10-14_06_10_44

Era il 1993, credo fosse marzo. Dopo circa un anno e mezzo di studio matto e disperatissimo stavo finalmente cominciando a tirare fuori qualche suono dalle mie uilleann pipes; contemporaneamente l’amicizia con Paolo Brasini, direttore artistico del VELVET UNDERGROUND di Castiglion Fiorentino (AR) mi consentiva di vedere da molto vicino artisti di valore assoluto, scambiare con loro opinioni, sentirli dal vivo per cercare di carpirne i segreti. Naturalmente ero davvero inesperto e troppo, troppo timido per propormi come musicista in alcun modo; quindi mi limitavo ad osservare i sound check, andare a cena con gli artisti, parlarci di musica, di come era fatta la vita del musicista ecc. Poi, per scaramanzia, portavo con me anche lo strumento, non si sa mai..

Particolare sintonia scattò col grande chitarrista francese PIERRE BENSUSAN. All’epoca non lo conoscevo, ma l’amico Paolo Brasini mi assicurò che si trattava di uno dei più grandi in assoluto. Ed effettivamente lo fu, grande: un chitarrista eccezionale e davvero molto, molto originale. Inoltre, cosa che fece la differenza, una persona disponibilissima.Parlammo a lungo di tante cose: musica, cibo, politica….tutto molto gradevole. Il concerto fu assolutamente magistrale: Pierre sembrava particolarmente ispirato e non si risparmiò, deliziando il pubblico con prodezze tecniche ma anche grande intensità melodica. Finito il concerto, quando ormai se ne erano andati già tutti, Pierre venne da me e mi disse : ti va di suonare un pezzo con me? Riavutomi dalla sorpresa e dall’emozione, corsi a prendere le uilleann pipes e mi sedetti accanto a lui sul palco. Davanti a quattro o cinque amici miei, più sorpresi anche di me, tra cui LUCA BUSATTI, già presente in questo sito in altri articoli, Pierre mi fece ascoltare una melodia ancora incompiuta, e da lì partì una lunga improvvisazione (circa venti minuti)  per una atmosfera davvero unica e irripetibile. Ricordo ancora perfettamente le facce trasognate di tutti al termine del pezzo: avevo appena visto e provato come si compie la magia della musica, quella vera. Quella serata risultò apportare una spinta decisiva alla mia determinazione nel diventare musicista a tutti gli effetti: troppo preziosi quei momenti per non cercare di viverli tutti!

Non ho più avuto modo di incontrare Pierre da allora, ma approfitto di questo spazio per mandargli questo messaggio, che gli devo praticamente da allora: GRAZIE.

FOTO WHISKY TRAIL FIRENZE 2010

Le foto sono di Alessandro Ancarola. Grazie!

FOTO DUCTIA GUARDISTALLO (PI) 7 AGOSTO 2010

Le foto sono di Pietro Giso. Grazie!

GANGS OF NEW YORK. Come ti entro nel rutilante mondo del cinema


Nel 2000  il mio amico Marcello De Dominicis, grandissimo esperto di musica popolare celtica, venne incaricato di fare il consulente musicale per il grande film di Martin Scorsese che sarebbe stato girato a Cinecittà. Servivano inoltre musicisti locali, italiani, possibilmente ferrati in materia di musica irlandese,quindi fu abbastanza automatico pensare anche al sottoscritto.

Il lavoro consisteva in registrare un paio di brani in studio, a Roma; successivamente quella musica sarebbe entrata a far parte della colonna sonora del film ed usata per il playback in fase di girato.

La registrazione in sè non fu particolarmente gratificante, ma ovviamente il cuore dell’evento fu girare una scena in un film così importante. Innanzitutto la scenografia: Dante Ferretti aveva ricostruito mezza New York nel 1860 con una dovizia di particolari incredibile. Imparai molto velocemente che è la cura dei particolari che fa la differenza a quei livelli:Scorsese mirava all’Oscar, e per vincere un Oscar con un film storico devi sciorinare una precisione nei dettagli assolutamente maniacale.

Prima fase: i costumi. Una stanza intera piena di vestiti ottocenteschi, cilindri. bombette, scarpe durissime, camicie ruvide. Poi, il tocco di classe: GRASSO DI FOCA IN TESTA!!
Pensate che profumino….

Seconda fase: l’attesa. Ore ed ore senza fare assolutamente niente se non ascoltare i racconti di alcune comparse che asserivano di aver lavorato con tutti i registi più grandi (benissimo, salvo che nessuno se li ricorderà in quanto comparse…) ed allontanare l’immancabile venditore di orologi ( aoh, so’ rolez verii!). Che scatole..

Terza fase: il professionismo americano e quello italiano. Daniel Day Lewis, Di Caprio, Cameron Diaz, Martin Scorsese: che volete di più? una qualità così alta me l’ero sognata fino ad allora. Per quanto riguarda quello italiano, successe anche questo: la scena in cui facevo la comparsa prevedeva una serie di accoppiamenti carnali nella taverna tra signorine molto poco vestite e birbaccioni in costume d’epoca; tra le signorine spiccava una certa Eva Henger, nota professionista del settore. Il set era, ovviamente, doppiamente blindato. Al terzo ciak parte la musica, noi suoniamo in playback facendo dei movimenti prestabiliti, e uno di noi viene a trovarsi esattamente davanti a Eva Henger impallando un barista il quale, incurante delle macchine che stanno girando, sbotta in un perfetto romanesco: “Ahò, scansete che nun vedo un c…!!! Vi lascio immaginare il direttore di produzione: una belva scatenata che insultava a ripetizione il povero barista…A parte tutto, comunque, una esperienza davvero indimenticabile!