Archivio mensile 21/10/2011

RICORDO DI BERT JANSCH

Forse una delle figure più importanti del mondo della chitarra acustica. Fondatore dei Pentangle insieme a John Renbourn, autentico rivoluzionario per quanto riguarda lo stile chitarristico, Bert Jansch ci ha lasciato il 5 ottobre 2011. Mi corre l’obbligo di ricordare qui questo strardinario musicista, che coi dischi dei Pentangle (su tutti BASKET OF LIGHT)  ha fatto sognare per anni autentici universi paralleli grazie agli intrecci mirabili delle sue corde con quelle di Renbourn,  alla meravigliosa voce di Jacqui Mc Shee e al poderoso sostegno del basso di Danny Thompson. Ebbi anche il piacere di conoscerlo, naturalmente al Velvet Underground, per un concerto insieme proprio a Renbourn, ed ebbi modo di apprezzare la sua gentilezza e disponibilità.

Sabato 22 ottobre, durante il concerto che terrò a Latina insieme a Luca Busatti, ospiteremo l’amico Marcello De Dominicis per un omaggio, doveroso, a questo straordinario musicista.

Grazie Bert.

PROGRESSIVE ROCK

 

Frequentavo la scuola superiore quando formammo con gli amici il primo gruppo musicale; ovviamente si partiva dalle cover, e mentre tutti proponevano brani rock di artisti quali Deep PurpleLed Zeppelin (alzi la mano chi non è stanco suonare Smoke on the water) la mia attenzione veniva catturata da qualcosa di più impegnativo: il progressive rock. Si trattava di un filone musicale caratterizzato da grande capacità tecnica, tempi spezzati, brani lunghissimi (in certi casi anche una facciata intera di album) ed un immaginario che per certi versi poteva anche essere considerato precursore del celtico o della new age. Suonando io il basso furono gruppi come Yes o Rush i prediletti, ma anche Gentle Giant, King Crimson e gli adorati Jethro Tull.

Il progressive rock è una vera trappola: una volta che sei abituato a certi standard diventa difficile che qualcosa di più semplice ti possa colpire allo stesso modo (ci ho messo un sacco di tempo prima di ammettere la grandezza dei Talking Heads, per esempio), ma è stata una palestra di fondamentale importanza per le mie capacità musicali. Una volta che ti sei allenato – per molto tempo, invero – sopra i dischi dei gruppi sopra citati ma anche di Kansas, Van der Graaf Generator o Genesis acquisisci una padronanza tale dello strumento da poter  cimentarti in molti altri generi con estrema facilità.

Potremmo dire che tutti questi grandi gruppi avessero in comune la ricerca della bellezza, quindi un senso estetico davvero elevato; per quello, secondo me, non passeranno mai veramente di moda. Perchè sarà la bellezza a salvare il mondo di oggi. Per capire cosa intendo andate a sentire il brano NON MI ROMPETE del Banco del Mutuo Soccorso… Provate anche a sentire altri artisti italiani: Le Orme, PFM… Siamo da sempre un paese pieno di bellezze e fu secondo me normale che il genere progressive divenne molto popolare in Italia negli anni ’70.

In conclusione, vorrei approfittare di questo spazio per ringraziare tutti questi artisti i quali, grazie anche all’aiuto di discografici illuminati, lavoravano in totale e completa libertà, privi di vincoli di minutaggi radiofonici o di altro tipo. Da quella libertà sono nati tantissimi capolavori che hanno fatto la storia della musica; ed è a quella libertà che io, per quanto faccia parte della generazione successiva, cerco di fare riferimento quando suono, scrivo o produco musica.

 close to the edge

Frequentavo la scuola superiore quando formammo con gli amici il primo gruppo musicale; ovviamente si partiva dalle cover, e mentre tutti proponevano brani rock di artisti quali Deep PurpleLed Zeppelin (alzi la mano chi non è stanco suonare Smoke on the water) la mia attenzione veniva catturata da qualcosa di più impegnativo: il progressive rock. Si trattava di un filone musicale caratterizzato da grande capacità tecnica, tempi spezzati, brani lunghissimi (in certi casi anche una facciata intera di album) ed un immaginario che per certi versi poteva anche essere considerato precursore del celtico o della new age. Suonando io il basso furono gruppi come Yes o Rush i prediletti, ma anche Gentle Giant, King Crimson e gli adorati Jethro Tull.

court

Il progressive rock è una vera trappola: una volta che sei abituato a certi standard diventa difficile che qualcosa di più semplice ti possa colpire allo stesso modo (ci ho messo un sacco di tempo prima di ammettere la grandezza dei Talking Heads, per esempio), ma è stata una palestra di fondamentale importanza per le mie capacità musicali. Una volta che ti sei allenato – per molto tempo, invero – sopra i dischi dei gruppi sopra citati ma anche di Kansas, Van der Graaf Generator o Genesis acquisisci una padronanza tale dello strumento da poter  cimentarti in molti altri generi con estrema facilità.

thick

Potremmo dire che tutti questi grandi gruppi avessero in comune la ricerca della bellezza, quindi un senso estetico davvero elevato; per quello, secondo me, non passeranno mai veramente di moda. Perchè sarà la bellezza a salvare il mondo di oggi. Per capire cosa intendo andate a sentire il brano NON MI ROMPETE del Banco del Mutuo Soccorso… Provate anche a sentire altri artisti italiani: Le Orme, PFM… Siamo da sempre un paese pieno di bellezze e fu secondo me normale che il genere progressive divenne molto popolare in Italia negli anni ’70.

darwin

In conclusione, vorrei approfittare di questo spazio per ringraziare tutti questi artisti i quali, grazie anche all’aiuto di discografici illuminati, lavoravano in totale e completa libertà, privi di vincoli di minutaggi radiofonici o di altro tipo. Da quella libertà sono nati tantissimi capolavori che hanno fatto la storia della musica; ed è a quella libertà che io, per quanto faccia parte della generazione successiva, cerco di fare riferimento quando suono, scrivo o produco musica.

 

THE IRISH TIN WHISTLE

Un piccolo, poco appariscente tubino di latta con sei fori davanti ed un beccuccio di plastica colorata. Ma anche uno dei simboli della musica irlandese, l’accesso più veloce ed immediato per migliaia e migliaia di appassionati che vogliono confrontarsi con la musica irlandese. E parimenti uno degli strumenti più insospettabilmente espressivi nel panorama tradizionale dell’isola verde.

Nacque con una zeppa di legno al posto del beccuccio, in tempi remoti, un modello denominato Clarke; oggi i modelli più usati sono i Generation, reperibili in qualsiasi negozio di strumenti musicali anche in Italia. Esistono versioni molto più ricercate: interamente di plastica (Susato), o col beccuccio metallico su corpo di legno, più costose, senz’altro più raffinate, ma che qualche volta eccedono in precisione, perdendo un pò di quella semplicità che è in realta la forza di questo strumento,  piccolo ma magico al punto da aver avuto degli interpreti passati alla storia della musica irlandese: Micho Russell, Sean Ryan, Sean Potts oltre che Paddy Moloney dei Chieftains.whistles
Un piccolo, poco appariscente tubino di latta con sei fori davanti ed un beccuccio di plastica colorata. Ma anche uno dei simboli della musica irlandese, l’accesso più veloce ed immediato per migliaia e migliaia di appassionati che vogliono confrontarsi con la musica irlandese. E parimenti uno degli strumenti più insospettabilmente espressivi nel panorama tradizionale dell’isola verde.

Nacque con una zeppa di legno al posto del beccuccio, in tempi remoti, un modello denominato Clarke; oggi i modelli più usati sono i Generation, reperibili in qualsiasi negozio di strumenti musicali anche in Italia. Esistono versioni molto più ricercate: interamente di plastica (Susato), o col beccuccio metallico su corpo di legno, più costose, senz’altro più raffinate, ma che qualche volta eccedono in precisione, perdendo un pò di quella semplicità che è in realta la forza di questo strumento,  piccolo ma magico al punto da aver avuto degli interpreti passati alla storia della musica irlandese: Micho Russell, Sean Ryan, Sean Potts oltre che Paddy Moloney dei Chieftains.