Archivio mensile 28/03/2012

FOTO PIOMBINO DESE 23 MARZO 2012

Le foto sono di Roberto Brunello. GRAZIE!

SAN PATRIZIO

Come ogni anno arriva il 17 marzo, giorno in cui si celebra la festa di San Patrizio, santo patrono d’Irlanda; e immediatamente quasi in ogni angolo del pianeta si forma un capannello di persone che beve qualcosa, suonando e cantando musica irlandese. E’, se vogliamo, uno degli aspetti positivi della globalizzazione, anche se suscita sempre una certa curiosità vedere un giapponese o un russo (ma naturalmente anche un italiano) imbracciare un tipico strumento come le uilleann pipes o il bodhran e sfoggiare una competenza degna del CNR su reels, jigs e canzoni popolari dell’isola verde.

In realtà non c’è molto da meravigliarsi: qualche decennio fa in Italia, per esempio, è successa la stessa cosa con il blues (parlo degli anni 80), quando per contrastare l’avanzata di certi suoni plasticosi e mininimalisti ci fu una autentica esplosione di americanismo, anche un pò tamarro (ricorderete stivaletti a punta a go-go) che portò un sacco di gente a suonare i classici di Robert Johnson pur non essendo particolarmente americani o….neri!

Sarebbe, però, semplicistico limitarsi a definirla solo la moda del momento: ognuna di queste ondate si è fondata sempre soprattutto sul riconoscersi in un modo espressivo, strettamente collegato al proprio stato d’animo o al proprio carattere; così abbiamo avuto nichilisti datisi al blues cantando la propria dannazione partendo da uno splendido condominio anni 50, ragazzi bravissimi e buonissimi che si davano al trash metal sbattendo contro le pareti delle loro camere, e  sognatori ad occhi aperti abitanti mondi paralleli che suonavano slow air davanti al poster delle Cliffs of Moher. In ogni caso a guidare tutto c’era sempre la sensibilità del singolo e una buona dose di casualità che ha fatto coincidere le necessità del proprio momento con le caratteristiche di certe sonorità e certi generi musicali.

E’ successo così anche a me: ed oggi, a vent’anni di distanza, guardo la mia agenda che in questa settimana impazzisce regolarmente, diventando piena come non mai,  e mi sento particolarmente fortunato per non aver dimenticato di essere quello che sono e da dove vengo;  così mi posso godere delle splendide serate di musica senza… fingere di essere di Cork o Belfast, anche perchè il mio accento non mente e i miei capelli sono (ancora per poco) neri anzichè rossi….

 trifoglio
Come ogni anno arriva il 17 marzo, giorno in cui si celebra la festa di San Patrizio, santo patrono d’Irlanda; e immediatamente quasi in ogni angolo del pianeta si forma un capannello di persone che beve qualcosa, suonando e cantando musica irlandese. E’, se vogliamo, uno degli aspetti positivi della globalizzazione, anche se suscita sempre una certa curiosità vedere un giapponese o un russo (ma naturalmente anche un italiano) imbracciare un tipico strumento come le uilleann pipes o il bodhran e sfoggiare una competenza degna del CNR su reels, jigs e canzoni popolari dell’isola verde.

In realtà non c’è molto da meravigliarsi: qualche decennio fa in Italia, per esempio, è successa la stessa cosa con il blues (parlo degli anni 80), quando per contrastare l’avanzata di certi suoni plasticosi e mininimalisti ci fu una autentica esplosione di americanismo, anche un pò tamarro (ricorderete stivaletti a punta a go-go) che portò un sacco di gente a suonare i classici di Robert Johnson pur non essendo particolarmente americani o….neri!

Sarebbe, però, semplicistico limitarsi a definirla solo la moda del momento: ognuna di queste ondate si è fondata sempre soprattutto sul riconoscersi in un modo espressivo, strettamente collegato al proprio stato d’animo o al proprio carattere; così abbiamo avuto nichilisti datisi al blues cantando la propria dannazione partendo da uno splendido condominio anni 50, ragazzi bravissimi e buonissimi che si davano al trash metal sbattendo contro le pareti delle loro camere, e  sognatori ad occhi aperti abitanti mondi paralleli che suonavano slow air davanti al poster delle Cliffs of Moher. In ogni caso a guidare tutto c’era sempre la sensibilità del singolo e una buona dose di casualità che ha fatto coincidere le necessità del proprio momento con le caratteristiche di certe sonorità e certi generi musicali.

E’ successo così anche a me: ed oggi, a vent’anni di distanza, guardo la mia agenda che in questa settimana impazzisce regolarmente, diventando piena come non mai,  e mi sento particolarmente fortunato per non aver dimenticato di essere quello che sono e da dove vengo;  così mi posso godere delle splendide serate di musica senza… fingere di essere di Cork o Belfast, anche perchè il mio accento non mente e i miei capelli sono (ancora per poco) neri anzichè rossi….